La transizione eco-digitale chiede nuove professionalità

È necessaria una formazione capace di integrare le tecnologie col patrimonio del riconosciuto “saper fare” delle PMI Italiane.

La transizione eco-digitale sta determinando notevoli evoluzioni cambiamenti per l’economia e la società. Per le aziende il tema primario è quello di poter disporre di persone in grado di concretizzare specifici progetti che mentre soddisfano i nuovi bisogni del mercato, sanno anche essere sviluppare competitività. Dedica attenzione al tema Affari&Finanza, magazine economico del quotidiano La Repubblica, con un articolo a firma di Luigi dell’Oglio, pubblicato lo scorso 7 febbraio:
I numeri raccontano fino a un certo punto quello che sta accadendo nell’economia e nella società, entrambe attraversate da una doppia transizione epocale, verso un modello di sviluppo più sostenibile di quello che ha caratterizzato negli ultimi decenni e dominato dalle tecnologie digitali. I due ambiti si intersecano e si condizionano, dato che le nuove tecnologie sono la via maestra per abbattere le emissioni inquinanti in una molteplicità di settori, dai trasporti all’immobiliare, fino all’industria, oltre che per migliorare l’accesso ai servizi essenziali, contrastare il traffico, ottimizzare l’allocazione delle risorse naturali (in particolare quelle disponibili in quantità limitate) e collegare tra loro persone che si trovano fisicamente distanti. L’integrazione tra i due ambiti è la strada maestra della crescita secondo l’Ue, che nella Nuova Strategia industriale per l’Europa sottolinea come la trasformazione digitale consenta di migliorare la competitività economica delle imprese, rendendo al contempo possibile raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.


Come si sottolinea nell’articolo, l’evoluzione in corso impatta direttamente sul mercato del lavoro. Non solo le modalità di svolgimento dell’attività lavorativa cambiano, ma anche i contenuti. La doppia transizione in atto richiede anche figure professionali che fino a qualche anno fa non esistevano o erano chiamate a svolgere funzioni molto diverse dalle esigenze attuali. Personalizzazione del prodotto, cura per i dettagli e selezione di prodotti sostenibili: sono esigenze che oggi possono essere soddisfatte meglio del passato combinando il tradizionale saper fare tipico dell’artigianato Made in Italy e potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. La formazione scolastica non tiene il ritmo del mercato e questo spiega perché molte aziende fatichino a trovare professionalità adeguate: a seconda delle ricerche, il problema dello skill shortage viene segnalato dal 30 al 50% delle imprese intervistate. Vale in primo luogo per quelle legate al digitale, tanto che l’indice Desi sulla digitalizzazione negli Stati europei ci vede indietro proprio per il ritardo sul fronte delle competenze, ma anche per alcune attività in cui rilevano le competenze artigiane, il saper fare che in molti casi occupa un ruolo centrale nei distretti italiani. Una distanza, quella tra domanda e offerta di lavoro, che pesa sulla competitività del sistema-Italia e sul quale occorrerà intervenire in maniera radicale per invertire al più presto la rotta.

© 2021 Valtellina S.p.A.
Via Buonarroti, 34 – 24020 Gorle (BG) – Italy
valtellina@valtellina.com


C.F. e P.IVA 00222840167 – Cap. Soc. € 18.000.000 i.v.
Reg. Imp. BG n° 00222840167 | R.E.A. n° 39405
Direzione e coordinamento di Finval SpA
  • Privacy
  • Cookie Policy
  • Credits

Rimani aggiornato sul mondo Valtellina

Lascia il tuo indirizzo email per ricevere comunicazioni e aggiornamenti dal mondo Valtellina. Compila il modulo e controlla la tua inbox per confermare l’iscrizione.