Con un’interessante riflessione dal tema “La scuola superi la teoria e si apra alle applicazioni”, il Rettore dell’Università Bocconi Gianmario Verona interviene nel dibattito di come la formazione dei giovani debba confrontarsi con l’imponente evoluzione tecnologica salvaguardando le finalità educative della scuola. L’intervento di Verona è stato pubblicato lo scorso 11 dicembre su Il Corriere della Sera:
Socrate o Einstein? Discipline umanistiche o discipline Stem? Da quando la rivoluzione digitale ci sta inondando di grandi dati e ci sta proiettando – non senza rischi e pericoli – nel mondo dell’intelligenza artificiale,i tifosi dei due schieramenti non perdono occasione di evidenziare la superiorità delle une sulle altre per reinventare la scuola e l’università del futuro. Fonti autorevoli come il ministro Cingolani espongono con lucidità le ragioni del perché è inammissibile non avere le prossime generazioni ben preparate ad alti livelli di matematica e Stem come richiesto dalle sfide della transizione ecologica e dalla trasformazione digitale. Come dargli torto, constatando gli esiti disarmanti degli ultimi test Invalsi che, già bassi in media rispetto al resto di Europa, sono crollati ulteriormente soprattutto nel Sud Italia per causa Covid? A questo aggiungiamo la profonda disuguaglianza di genere ereditata culturalmente, che porta ad affermare che «Stem is man» (cioè che le discipline matematiche siano più «maschili» perché oggettivamente i numeri di studentesse che seguono corsi Stem è nettamente inferiore agli studenti). Tutto ciò per non parlare poi dell’altrettanto preoccupante e dilagante mismatch tra domanda e offerta di lavoro – a differenza del passato, la disoccupazione non è spiegata dalla mancanza dell’offerta di lavoro, ma dal fatto che chi offre lavoro oggi non trova i candidati ideali perché carenti in conoscenze tecniche e soprattutto digitali.
Nella sua riflessione Verona non dimentica il fatto che esperti di pedagogia e filosofi del calibro di Umberto Galimberti evidenziano come siano soprattutto le discipline umanistiche a farci imparare a ragionare e criticare, dal momento in cui la tecnica ci permette solo di fornire soluzioni ai problemi contingenti e non ad affrontare la complessità crescente del mondo che verrà.
Dopodiché Verona, nella sua riflessione, passa ad un ragionamento propositivo: Seppur apparentemente contrastanti, queste posizioni potrebbero essere ben conciliate con un po’ di buona volontà e ingegno nella missione 4 del Pnrr, che porta nei prossimi cinque anni quasi 20 miliardi al capitolo scuola del capitale umano. Le si potrebbe conciliare per il bene della Generazione Alfa – i nati dopo il 2010 che vedranno le scuole medie superiori tra qualche anno – e per le generazioni future. (…) Il mondo di oggi richiede di sposare la parte umanistica con quella scientifica, perché non permettere a un liceale di seguire un corso di lettere mentre studia matematica e incanalarlo invece in uno scientifico o in un classico dove si fa l’uno o l’altra? (…) La scuola deve scrollarsi di dosso la visione puramente teorica che la caratterizza per aprirsi a un mondo di applicazioni. Per farlo occorre investire in formazione e incentivazione dei docenti, e anche nei laboratori. Ma i soldi l’Europa ce li dà proprio per queste ragioni!