La crisi dei chip si raffredda

I mercati trainanti hanno rallentato e spingono verso la fine dell’emergenza. Quasi un paradosso: il calo dei consumi permette al settore di riassestarsi.

I mercati di smartphone e Pc si stanno indebolendo e spingono verso la fine dell’emergenza dei semiconduttori. Anche il settore delle auto vede i primi spiragli, benché ci siano ancora problemi di approvvigionamento. Può sembrare un paradosso, ma le dinamiche dei mercati a volte si muovono autoregolandosi. Dedica attenzione al tema il quotidiano Il sole 24 ore, con un articolo a firma di Biagio Simonetta, pubblicato lo scorso 8 luglio: Il tunnel è ancora lungo, ma i primi spiragli di luce qualcuno inizia a vederli. La crisi dei semiconduttori, che da oltre un anno stringe in una morsa letale tutta una serie di comparti industriali, sembra mollare la sua presa, concedendo qualche timida speranza. I segnali arrivano da alcuni produttori di chip che stanno vedendo al ribasso le loro stime future. E non per incapacità produttiva, ma per un crollo della domanda figlia dell’inflazione e delle incertezze. Così, coi consumi in calo, l’industria del silicio sta iniziando a fare i conti con una situazione del tutto nuova rispetto al boom recente. Una specie di paradosso imprevedibile. Ciò che sta succedendo ha però una matrice abbastanza logica: la frenesia di acquistare laptop e altri gadget tecnologici esplosa con l’inizio della pandemia, sta svanendo sotto i colpi dell’inflazione che dissuade le persone dall’acquistare nuovi dispositivi o console da gioco. L’incertezza, del resto, non è mai stata amica dei consumi. Ed è così anche stavolta.

Come si sottolinea nell’articolo, lo scenario del settore pare stia cambiando rapidamente. E se per alcuni comparti la pressione è ancora elevata (i chip per le auto e quelli per i data center sono sempre molto ricercati), per altri la crisi dei consumi sta spingendo alcuni giganti del settore a rivedere le stime dopo due anni di grande crescita. Così nell’articolo: Secondo International Data Corp., le spedizioni di personal computer dovrebbero diminuire dell’8,2% quest’anno. Ma la pressione della domanda di chip potrebbe affievolirsi ulteriormente con l’indebolimento delle vendite di smartphone, che secondo le previsioni di IDC dovrebbero diminuire del 3,5% nel 2022. Due fattori non banali per un’industria, quella dei chip, che secondo McKinsey avrà un valore di 1 trilione di dollari entro la fine del decennio. Rimane il capitolo legato all’automotive, che per tipologia di microprocessori (meno complessi e meno evoluti) guarda con scarso interesse a ciò che succede al mondo di smartphone e Pc. La crisi dei chip, che in quest’ultimo anno e mezzo ha costretto i produttori di automobili a far lievitare notevolmente i tempi di consegna, attualmente non sembra aver allentato la sua presa. Ma c’è una sorta di ottimismo crescente fra gli addetti ai lavori, e la svolta potrebbe arrivare prima del previsto.

L’articolo si conclude con una considerazione: anche per il mercato delle automobili potrebbe presto verificarsi il paradosso dei semiconduttori, vale a dire un riassestamento della filiera delle forniture determinato dal calo della domanda di prodotti finito.

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