La corsa ai dati si muove sotto gli oceani.

Lo sviluppo delle comunicazioni digitali è coadiuvato da nuove “autostrade sottomarine” in corso di realizzazione.

I cavi sottomarini forniscono il 90% dei collegamenti Internet del pianeta. Oltre l’80% dei cavi è di proprietà delle big tech della Silicon Valley, come Facebook e Google. E lo sviluppo prosegue senza soste, diventando sempre più intenso e coinvolgente, come ricorda un articolo pubblicato lo scorso 8 febbraio su Il Corriere della Sera a firma di Stefano Montefiori: A una cinquantina di chilometri da Bordeaux c’è la spiaggia di Le Porge, sull’Atlantico: pineta, piste ciclabili, scuole di surf e passeggiate a cavallo. Tra due anni, se i tempi saranno rispettati, Le Porge sarà anche il punto di arrivo europeo di «Amitié», il più potente cavo transatlantico mai progettato, che garantirà lungo 6.600 chilometri il traffico Internet tra il Nordamerica e l’Europa. Come gli oleodotti e i gasdotti per gli idrocarburi, le infrastrutture per le comunicazioni digitali hanno una crescente importanza geopolitica ed economica: il traffico transatlantico di dati raddoppia in media ogni due anni, con un picco imprevisto nella primavera scorsa, durante il primo lockdown.

Gli stessi governi e società TLC sono fortemente coinvolte: la Francia, ad esempio, si sta muovendo tramite Orange, il primo operatore del Paese, che sulla questione dei cavi sottomarini si è alleato prima con Google e adesso anche con Facebook.

Nell’articolo viene infatti sottolineato come: In questi giorni sta entrando in funzione «Dunant» (in omaggio a Henry Dunant fondatore della Croce Rossa), il cavo sottomarino costruito da Google e Orange che collega Virginia Beach negli Stati Uniti con Saint-Hilaire-de-Riez, poco lontano da Nantes, con una capacità di 300 Tbps (terabit per secondo). Ma il cavo transatlantico più potente mai realizzato, con una velocità progettata di 368 Tbps, sarà Amitié, realizzato da un consorzio composto da Orange, Facebook, Microsoft, l’irlandese Aqua Comms e Vodafone. Il cavo partirà dal Massachusetts, dall’antica Lynn che all’inizio del Seicento era nota come «la città del peccato», e dopo circa 5200 chilometri sul fondale marino dovrà biforcarsi causa Brexit: un’estremità punterà verso Nord, percorrerà altri 600 chilometri e arriverà a Bude, nel Sud dell’Inghilterra; un’altra svolterà a Sud e fatti altri 800 chilometri arriverà a Le Porge, vicino a Bordeaux.

E l’Italia? Si sta muovendo. Lo segnala anche l’articolo di Montefoschi che ricorda: Secondo il Wall Street Journal Telecom Italia potrebbe partecipare assieme a Google e a Oman Telecommunications alla costruzione di un cavo lungo oltre 8000 chilometri, il «Blue Raman» (in omaggio al fisico indiano Chandrasekhara Venkata Raman) che dovrebbe collegare l’India all’Europa. E non attraverso la rotta già congestionata e poco affidabile dell’Egitto ma tramite gli ex nemici Arabia Saudita e Israele, coinvolti entrambi nel progetto dopo l’incontro (poco) segreto dello scorso novembre tra il premier Netanyahu e il principe saudita Mohammed Bin Salman.

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