Il piano di ripresa e resilienza stilato da Mario Draghi per rilanciare l’Italia dopo il coronavirus ha come obiettivo ottenere i 191,5 miliardi destinati dall’Unione europea per il periodo 2021-2026. Delle 16 categorie di spesa, quella più grande, più di 27 miliardi, riguarda la digitalizzazione del sistema produttivo. Al secondo posto, con 25 miliardi reti e infrastrutture ferroviarie. Ne parla Enrico Marro in un articolo pubblicato lo scorso 22 aprile sul Corriere della Sera:Il Piano prevede 6 missioni e 16 categorie di spesa, ognuna delle quali suddivisa in un elenco dettagliato di progetti di investimento, accompagnati da un cronoprogramma di realizzazione, condizione per ottenere i pagamenti dall’Ue, che avverranno appunto sullo stato di avanzamento dei lavori. Solo l’anticipo, pari a circa 23-24 miliardi, arriverà con una procedura diversa, entro fine luglio, a patto che la commissione approvi il PNRR. Sarà la prima tranche per avviare già quest’anno la trasformazione del Paese all’insegna della digitalizzazione, della rivoluzione green e di un massiccio programma di investimenti.
L’articolo prosegue indicando in dettaglio come si suddivide il Piano nelle sue sei missioni, in ordine decrescente di spesa:57 miliardi sono destinati alla «Rivoluzione verde e transizione ecologica», di cui 22,4 per finanziare progetti già in essere; 43,5 miliardi alla «Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura» e sono quasi tutti per progetti aggiuntivi (solo 4,3 miliardi per interventi in corso); 32,3 miliardi a «Istruzione e ricerca» (7,7 la parte per progetti in essere); 25,3 miliardi a «Infrastrutture per una mobilità sostenibile», poco più della metà per progetti nuovi; 17,6 miliardi per «Inclusione sociale» (4,3 miliardi per progetti in essere); 15,6 per la «Salute», che quindi resta all’ultimo posto come nel piano Conte, ma con quasi tutte le risorse aggiuntive.
A questo proposito l’articolo ricorda poi che 25 miliardi sono destinati appunto alle reti e infrastrutture ferroviarie, e conclude: Dei 191,5 miliardi 68,9 arriveranno sotto forma di trasferimenti, cioè a fondo perduto, e 122,6 come prestiti. Il governo cercherà di ottenere fin dall’anticipo di luglio la massima parte di trasferimenti possibile, per non aggravare il debito pubblico.