Intelligenza artificiale: 40% in più di investimenti in un anno

Il grande sviluppo in termini economici e applicativi richiede un’urgente considerazione anche delle regole etiche e del rapporto fra tecnologie e operatori.

Un impatto pari ad oltre 500 miliardi di euro sul fatturato delle aziende e organizzazioni nel solo mercato Italia da qui al 2030: queste le conseguenze derivanti dalla sempre maggiore applicazione dall’Intelligenza Artificiale secondo le stime di Microsoft Italia. La stessa Microsoft ha lanciato un suo piano quinquennale (Ambizione Italia #DigitalRestart) da 1,5 miliardi di euro di investimento in tecnologie e formazione.
Un tale sviluppo richiede logicamente di mettere mano anche a nuove regole condivise. Al tema dedica uno specifico articolo Chiara Sottocorona sulle pagine de L’Economia del Corriere pubblicato lo scorso 26 aprile: Man mano che gli algoritmi intelligenti entrano nelle nostre vite, diventano però evidenti i rischi etici. Come l’essere manipolati, anche nella spinta agli acquisti, dagli assistenti virtuali; sorvegliati con il riconoscimento facciale, esclusi da algoritmi di reclutamento. La svolta è venuta da Margrethe Vestager: la vicepresidente della Commissione UE con delega al digitale il 21 aprile ha presentato il primo Piano coordinato sull’AI per regolamentarne l’uso, evitando discriminazioni e abusi, rispettando valori democratici e privacy. Il progetto legislativo andrà vagliato dal Parlamento UE e approvato dai governi nazionali.

Sempre secondo il report di Microsoft, l’Intelligenza Artificiale genererà a livello globale circa 300 miliardi entro 2024. Si attesta intorno al +3% il ricavo per le aziende che introdurrano quanto prima l’Intelligenza Artificiale nelle loro dinamiche e filiere, dotandosi di tecnologie adeguate. L’Italia, sempre secondo il report, ha buone potenzialità, dal momento che l’indice I-Com sul grado di sviluppo dell’AI la vede in 13ª posizione su 27 Stati UE, non lontano dalla Germania. Per cogliere questa opportunità, occorre fare di più aiutando le imprese ad avvicinarsi all’Artificial Intelligence e a sviluppare progetti d’impatto reale facilmente replicabili nei settori chiave dell’economia italiana, contribuendo a un circolo virtuoso di rilancio. Creare algoritmi serve a combattere la crisi, sempre però non trascurando gli aspetti etici sottolineati anche nell’articolo di Chiara Sottocorna: Le aziende hanno compreso che non si può ottenere un’Intelligenza Artificiale su larga scala senza assicurarne uno sviluppo responsabile. Ma la ricerca (su mille grandi imprese) ha rivelato ritardi: il 55% delle aziende dice di avere adottato l’AI in modo responsabile, ma meno del 45% rispetta davvero i criteri di imparzialità. Trasparenza e assenza di pregiudizi, rispetto della centralità umana e della privacy. La prima motivazione nello sviluppo di un AI sicura per le imprese è il beneficio economico, la seconda la reputazione. Il rispetto delle regole è al terzo posto. Ma occorre applicare leggi anche agli algoritmi: l’autoregolamentazione non basta.

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