FiberCop: Tim con Kkr per una nuova rete in fibra entro il 2025

Il 31 marzo sono stati trasferiti i pacchetti azionari a Kkr e Fastweb e in questo modo FiberCop, la nuova società della rete secondaria di Telecom, è diventata operativa.

Con il trasferimento dei pacchetti azionari a Kkr e Fastweb, la nuova società della rete secondaria di Telecom è diventata operativa con l’eredità delle connessioni Ftth di Flash Fiber (joint Tim-Fastewb) e oltre cento cantieri aperti per passare dal rame alla fibra. Tutto questo in sintonia con il piano che al 2025 prevede di completare tutte le aree nere e circa la metà delle aree grige, cioè quelle concorrenziali o semi-concorrenziali. Ne parla Il Sole 24 ore in un articolo a firma Antonella Olivieri pubblicato lo scorso 2 aprile. La nuova società, guidata da Carlo Filangieri e presieduta da Massimo Sarmi, attende il via libera dell’Agcom, che dovrebbe arrivare all’inizio dell’estate, per avviare il coinvestimento con altri operatori sulla base di quanto previsto dal codice delle comunicazioni europee, e nel frattempo l’accesso è regolato come da tradizione. Proprio ieri l’Authority delle comunicazioni ha avviato la consultazione pubblica a riguardo. Con il perfezionamento dell’operazione, FiberCop si è dotata di un consiglio composto da nove membri, dei quali cinque designati da Tim (quota del 58%), tre da Kkr (37,5%) e uno da Fastweb (4,5%). Il progetto, è stato ribadito anche ieri, non richiederà iniezioni di capitale da parte degli azionisti. Con questo Telecom, che da Kkr ha ricevuto 1,8 miliardi, è autonoma nel processo di ammodernamento della rete: l’obiettivo della nuova società è infatti quello di coprire con la fibra il 76% delle unità immobiliari nelle aree nere e grigie. È probabile che entro maggio-giugno venga lanciata una nuova consultazione per verificare quali sono i piani di copertura degli operatori e mettere così a bando le aree scoperte. Due, sulla carta, i modelli spendibili: l’uno è il sistema a incentivi utilizzato per i vecchi bandi Eurosud dove la rete resta al costruttore, e l’altro è quello a concessione utilizzato per le aree bianche, a fallimento di mercato, dove la rete è proprietà dello Stato. Il primo sistema permette di utilizzare le strutture già esistenti, che non cambiano padrone, il secondo comporta che la rete sia costruita ex novo.

Da ricordare che il 1 aprile si è insediato il nuovo consiglio Telecom. Sono stati confermati presidente Salvatore Rossi e ad Luigi Gubitosi e sono stati costituiti i comitati. Del comitato controllo e rischi fanno parte Boccardelli, Bonomo, Ferro Luzzi, Moretti e Romagnoli; del comitato nomine Bonomo, Camagni, Carli, De Meo o e Sapienza; del comitato parti correlate Boccardelli, Carli, Falcone, Moretti e Romagnoli; del comitato sostenibilità Camagni, Falcone, Ferro Luzzi, Rossi e Sapienza. Sempre nell’articolo Antonella Olivieri si chiede se i bandi per le aree non coperte si faranno comunque, ma è da capire se nel frattempo riuscirà a materializzarsi il progetto rete unica, cioè l’integrazione con Open Fiber che al momento è in fase di riassetto dell’azionariato. In tal senso ricorda come: Prima di Natale Macquarie ha presentato un’offerta vincolante all’Enel per il suo 50%, valutandolo 2,65 miliardi. Con l’occasione Cdp dovrebbe salire in maggioranza. Secondo quanto riferito da Reuters, un nuovo schema allo studio prevede che Cdp salga al 51% tramite un aumento di capitale. Ma il nodo è il prezzo, indipendentemente dallo strumento utilizzato. Macquarie in ogni caso non può permettersi che venga fissato un prezzo inferiore a quello promesso all’Enel, perché dovrebbe immediatamente svalutare l’investimento. D’altra parte la valutazione di Open Fiber fatta dal fondo austrialiano rischia di ipotecare il progetto rete unica, che vede Cdp esposta sui due fronti (ha il 50% di Open Fiber e quasi il 10% di Telecom). Kkr ha riconosciuto infatti una valutazione di 4,7 miliardi dell’equity di FiberCop – che ha già oggi in tasca un Ebitda annuo di 0,9 miliardi – inferiore ai 5,3 miliardi della valutazione di Macquarie dell’equity di Open Fiber, che non ha ancora raggiunto un Ebitda significativo. Le due valutazioni, cioè, non sarebbero compatibili con un concambio di fusione accettabile per entrambe le parti.

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