Entro il 2027 il gruppo Fs intende coprire il 40% del proprio fabbisogno autoproducendo energia pulita, con investimenti di oltre 1,6 miliardi sulla rete. Gli obiettivi contenuti nel piano industriale 2022-2031 sono molto ambiziosi e fanno leva su due fattori tra loro in parte collegati: producendo fino a 2,6 TWh da fonti rinnovabili e puntando sempre più su sistemi e tecnologie dove la digitalizzazione è una componente imprescindibile. Rivolge attenzione al tema il magazine Affari&Finanza, con un articolo a firma di Marco Frojo, pubblicato lo scorso 31 gennaio: Il bando lanciato da Ferservizi il 9 gennaio scorso si compone di quattro lotti e copre l’intero territorio italiano, con l’individuazione di apposite aree di proprietà Rfi (la società di Fs gestore dell’infrastruttura ferroviaria e capofila del Polo infrastrutture del gruppo) e Anas (la società delle strade del Polo infrastrutture) (…). Nel corso dell’anno una nuova gara per ulteriori 40 impianti consentirà al gruppo Fs di erogare già nel 2024 una potenza di oltre 300 megawatt con l’obiettivo di arrivare a 2 gigawatt nel 2027. Gli impianti saranno tutti connessi ai sottosistemi delle gallerie Anas e alle sottostazioni elettriche di Rfi, quindi la loro produzione immessa direttamente nella rete permetterà di utilizzarla per la trazione dei treni. Entro il 2031 Fs punta a raggiungere una produzione di energia dal fotovoltaico pari a circa il 10% di quella attualmente prodotta in tutta Italia dagli impianti a energia solare.
Parallelamente si muovono i progetti per portare sempre più i progressi della digitalizzazione in ambito ferroviario. Un esempio significativo viene dagli elementi frenanti, uno dei capisaldi dell’efficienza e sicurezza del trasporto su rotaia. Alla recente fiera internazionale “InnoTrans 2022” a Berlino se ne avuta una prova tangibile. È stato infatti presentato un innovativo sistema chiamato “Evolution of Braking” che contraddistingue il nuovo tipo di freno elettromeccanico dalla tecnologia “brake by wire” (letteralmente freno a filo) per trasmettere i comandi della frenata ai carri e alle carrozze ferroviarie. In pratica viene mandato in pensione l’attuale sistema pneumatico in uso da decenni per essere sostituito con uno elettrico. Un treno così equipaggiato potrà fare a meno dei complessi sistemi di compressori, serbatoi di aria compressa, linee di aria pressurizzata e idraulica. Le prestazioni durante la marcia si avvantaggiano in quanto l’azione e il rilascio dei freni sono più rapidi, oltre a ridurre gli spazi di frenata ed evitare lo slittamento delle ruote in condizioni di scarsa aderenza. Questa soluzione tecnologia, pur rappresentando in sé e per sé una svolta, perché possa esprimere al meglio le sue potenzialità va però inserita in un contesto innovativo che si chiama trasporto digitalizzato. Sempre a Berlino Knorr-Bremse presenta il “Treno merci digitale”, basato essenzialmente su accoppiatori digitali automatici (DAC) che non vanno confusi con il semplice gancio automatico, ma con un sistema digitale che connette la locomotiva con tutti i carri merci in composizione al treno facendo da interfaccia. Solo in questo modo il trasporto merci diventa effettivamente digitale, taglia drasticamente i tempi occorrenti per la formazione del treno e quindi come diretta conseguenza accresce la competitività della modalità ferroviaria.