La ricerca “Organizational resilience and digital transformation: lessons from the coronavirus disruptions”, condotta dalla Luiss Guido Carli e da Cisco Italia, e curata dai professori Luiss Jannis Kallinikos e Paolo Spagnoletti, ha indagato come l’accelerazione digitale abbia favorito le imprese analizzate ad una reazione veloce alla crisi pandemica, con un forte aumento nella loro resilienza organizzativa che, nel tempo, si è rivelato un elemento strutturale per la loro stessa sopravvivenza. Sono state considerate le strategie di 11 grandi aziende ed organizzazioni italiane in 4 settori (con il coinvolgimento di oltre 460mila dipendenti): banche, utilities, It e Forze armate. L’analisi, inoltre, ha messo in luce come l’incremento delle capacità digitali abbia generato tre principali effetti: il forte aumento dello smartworking, l’espansione di strutture e di servizi online e la virtualizzazione di processi fisici, veri e propri punti di partenza per orientare le future scelte aziendali.
Dedica attenzione al tema il Corriere della sera con un articolo a firma di Valentina Iorio pubblicato lo scorso 6 ottobre: Investire sulla digitalizzazione dei processi e delle modalità di lavoro è essenziale per far sì che le aziende siano in grado di rispondere alle crisi. Lo ha dimostrato la pandemia, che ha portato a un’espansione di strutture e servizi online, accelerazione dello smart working e virtualizzazione di asset. (…) Sicuramente la disponibilità di risorse e le piattaforme as-a-service in cloud hanno avuto un ruolo determinante» ma c’è ancora molta strada da fare. L’errore più grande, secondo Spagnoletti, è pensare di gestire cambiamenti così complessi attraverso approcci normativi troppo rigidi che rischiano di non dare i risultati sperati. «Questa ricerca – conclude Gianmatteo Manghi, ceo di Cisco Italia – ci dice che anche nei momenti di incertezza non solo è fondamentale agire, ma è possibile creare organizzazioni più resilienti e più sostenibili. In questo senso la trasformazione digitale, insieme alle relative competenze, svolge il ruolo cruciale di abilitatore».
Come ricordato nell’articolo, la ricerca, indagando le diverse strategie adottate dalle aziende di fronte a shock imprevisti, ha evidenziato come le trasformazioni generate nella organizzazione del lavoro si differenzino secondo due variabili: la tipologia di attività e il livello di digitalizzazione dell’azienda, indipendentemente dal settore economico di appartenenza. Il risultato ha fatto emergere due modelli “opposti” e polarizzanti: da una parte, riduzione nella operatività anche nei modelli di business slegati dal mondo fisico e con scarse capacità digitali; dall’altra un’ulteriore spinta alla virtualizzazione per i modelli di business legati al mondo fisico e con una forte propensione al digitale. La ricerca Luiss-Cisco indica, tuttavia, che la digitalizzazione è un processo complesso che deve tener presente le specificità di ciascuna organizzazione evitando di cadere in “soluzioni semplicistiche ed universali”, come ha dichiarato il rettore della Luiss, Andrea Prencipe.