Nel cloud di Stato italiano «ci sarà posto per tutti con regole chiare». Il ministro dell’Innovazione tecnologica e dalla transizione digitale Vittorio Colao, intervenuto al Forum Ambrosetti di Cernobbio, ha indicato le linee strategiche del piano rivolto a gestire da parte dello Stato gli elementi più sensibili del web, primo fra tutti gli archivi dati. Ne parla il quotidiano La Repubblica in un articolo a firma di Andrea Greco, pubblicato lo scorso 5 settembre: Dietro le quinte i maggiori gruppi italiani e internazionali da un anno si muovono per attrezzarsi a partecipare alla gara d’appalto pluriennale di gestione del servizio. E più fonti ipotizzano che le soluzioni tecniche per salvare la capra (connessione in rete dei dati) e i cavoli (tutela di privacy e sicurezza) saranno due, e potrebbero entrare nelle specifiche delle cordate in preparazione. La prima è il meccanismo della “doppia chiave crittografica”. Una doppia cifratura dei dati, con una chiave in mano agli amministratori italiani e l’altra ai gestori del cloud, verosimilmente statunitensi dato che gli Usa sono leader mondiali in questa tecnologia, e già dominano negli stoccaggi dei dati commerciali italiani. La seconda è la “licenza esclusiva”, concessa sulle tecnologie cloud dai colossi Usa ai gestori italiani, un po’ come fatto nella vicina – e sciovinista – Francia.
Sempre nell’articolo si sottolinea come è realistico ipotizzare una coalizione di soggetti e soluzioni, anche in base ai livelli di sicurezza richiesta dai dati pubblici. Sarebbero in arrivo almeno tre diverse classificazioni.
«Chiaro che i dati del ministero della Difesa non avranno lo stesso livello di segretezza di quelli sulle multe al cavalcavia che prendo a Milano», ha detto Colao, che ha poi stimato la tempistica delle proposte vincolanti: «Avevamo detto fine estate, l’estate finisce il 21 settembre, spero non andremo lunghi per chiudere le consultazioni e cominciare il disegno delle gare». Prima di fine anno il ministro prevede «l’avvio dell’interoperabilità per i dati di alcuni ministeri, mentre nel 2022 avremo il grande lancio: saranno anni di lavoro ma direi che siamo in linea con i tempi che ci eravamo dati nel Pnrr».
Ancora Greco, nel suo articolo, ricorda come poche ore dalle dichiarazioni di Colao, sempre da Cernobbio, sono giunte quelle di Luigi Gubitosi, che ha annunciato la prossima discesa in campo nella gara di TIM per il Psn: «Lavoriamo con Cdp, Leonardo e Sogei, c’è un consorzio. Il ministro Colao non rimarrà deluso, l’offerta ci sarà», ha detto. Tim ha come partner tecnico Google, mentre Leonardo utilizza Microsoft, operatore di riferimento della Pa italiana. Difficile che questa cordata resti a bocca asciutta. Ma cercano spazio e profitti dal Psn anche altri nomi. Come il duo nostrano Almaviva-Aruba, che ha già annunciato la sua presenza. Oppure, sullo sfondo, le altre due cordate Fincantieri-Amazon e Poligrafico-Fastweb: che tuttavia potrebbero naufragare prima della gara, perché si mormora che il Mef stia cercando di scoraggiare altre società pubbliche a fare concorrenza allo squadrone in cui militano Cdp, Sogei, Leonardo, Tim, di cui il governo è socio a vario titolo.