ChatGpt torna attiva in Italia

OpenAi è intervenuta per soddisfare le richieste dell'Authority, che attende l'esecuzione anche delle ultime modifiche concordate.

Il servizio di intelligenza artificiale realizzato da OpenAi ha soddisfatto le direttive del Garante per la privacy, che lo scorso 31 marzo aveva imposto uno stop al suo utilizzo nel nostro Paese e quindi ChatGpt torna nuovamente online in Italia. A darne notizia è stata la stessa OpenAi, che in una nota ufficiale spiega di aver affrontato e chiarito le varie questioni relative a ChatGpt con l’Authority. Accedendo ora a ChatGpt da un indirizzo IP italiano, compare un messaggio di ripristino del servizio e poi l’utente viene indirizzato a un link relativo alla policy per la privacy, con un’attenzione particolare sulle modalità con cui i dati dei fruitori del servizio vengono salvati e riutilizzati. Rivolgono attenzione alla notizia tutti i principali organi di stampa, fra cui wired.it con un articolo pubblicato lo scorso 28 aprile: ChatGPT torna disponibile in Italia. Ed è forse questo il segno più concreto del disgelo tra il Garante della privacy italiano e la startup che ha sviluppato il potente chatbot, OpenAi, dopo il braccio di ferro sul trattamento dei dati personali per allenare l’algoritmo. Alla vigilia della scadenza dei termini imposti dall’Autorità garante per la protezione dei dati personali alla società guidata da Sam Altman per regolarizzare la propria posizione, che cadono il 30 aprile, OpenAi ha ripristinato il servizio che aveva spento un mese fa in risposta alla sospensione temporanea del trattamento delle informazioni per violazione del Gdpr.

Come ricorda lo stesso articolo pubblicato da wired.it questa però non è ancora la parola fine alle negoziazioni tra la startup di ChatGPT, il Garante italiano e, più in generale, le autorità a tutela della privacy o impegnate a regolare l’intelligenza artificiale. Da un lato, perché gli impegni che OpenAi ha preso a metà aprile con il collegio di piazzale Venezia devono ancora essere assolti in toto, per esempio per quanto riguarda i sistemi di verifica dell’età per bloccare l’accesso agli under 13. Dall’altro perché proprio la rapida galoppata delle intelligenze artificiali generative come ChatGPT ha spinto i regolatori a occuparsi del tema. E solo qualche giorno fa una commissione del Parlamento europeo ha infilato in extremis un emendamento sulla protezione del diritto d’autore dai potenziali abusi degli algoritmi che lascia intendere che nuovi obblighi sono in arrivo per le società del settore. Non a caso infatti, come hanno ripreso molti organi di stampa: “L’Autorità esprime soddisfazione per le misure intraprese e auspica che OpenAI, nelle prossime settimane, ottemperi alle ulteriori richieste impartitele con lo stesso provvedimento dell’11 aprile con particolare riferimento all’implementazione di un sistema di verifica dell’età e alla pianificazione e realizzazione di una campagna di comunicazione finalizzata a informare tutti gli italiani di quanto accaduto e della possibilità di opporsi all’utilizzo dei propri dati personali ai fini dell’addestramento degli algoritmi”, scrive in una nota il Garante per la protezione dei dati personali.

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