Uno studio realizzato di Confartigianato-Unioncamere-Anpal prova a immaginare come la pandemia cambierà il mondo del lavoro italiano, stimando che nei prossimi 5 anni oscillerà tra 1,8 e 2 milioni di unità la domanda di nuovo impieghi delle piccole imprese, ovvero il 63% del fabbisogno totale dell’economia nazionale (per il 33% lavoro autonomo). Si tenta di tracciare i lavori che saranno più richiesti nel dopo-Covid dalle piccole imprese italiane (1,3 milioni di aziende fino a 50 addetti, il 99,4% del totale, per un complesso di 2,7 milioni di lavoratori).
Al tema dedica attenzione La Repubblica con un articolo a firma di Marco Patacchi pubblicato lo scorso 28 aprile: “Nulla sarà più come prima” e “dalle grandi crisi possono nascere grandi occasioni” recitano i mantra più inflazionati in questo memorabile anno del virus, soprattutto sul fronte socio-economico: e la fotografia scattata dallo studio sembra confermarlo. «La seconda vita dell’artigianato – spiega Marco Granelli, presidente di Confartigianato – ripartirà dalla trasformazione di mestieri tradizionali che si adegueranno, e già lo stanno facendo, ai cambiamenti del mercato e delle esigenze dei consumatori». La digitalizzazione delle imprese tra periodo pre e post Covid viene stimata in accelerazione (soprattutto nel Mezzogiorno) e stessa proiezione viene fatta riguardo alle azioni per la sostenibilità ambientale. Il 28,6% delle piccole imprese ha effettuato attività di formazione del personale nel 2019 e il 13% ne ha aggiunta ulteriore tra giugno e novembre 2020, in piena pandemia.
Dicevamo degli 1,8/2 milioni posti di lavoro che saranno chiesti dal settore nei prossimi 5 anni: ebbene, considerando uno scenario di base e uno di recrudescenza della pandemia, i tassi di crescita medi annui più elevati si evidenziano nelle filiere di informatica e telecomunicazioni, con un tasso di espansione del 3%, finanza e consulenza (+2,1%), salute (+1,4%), formazione e cultura (+1,2%). Quanto alle capacità richieste ai nuovi lavoratori, il 21,5% del fabbisogno stimato riguarda addetti con competenze digitali, il 16,4% capacità matematiche e informatiche. l’11,8% capacità di applicare tecnologie 4.0.
Un ulteriore, importante elemento il fatto che cresceranno sia nelle piccole aziende che nell’industria e nei servizi le competenze “green”, con una domanda di nuovi addetti che coinvolgerà oltre l’80% delle imprese. Anche in questo caso saranno posti in sinergia digitale e ambiente, che poi a ben vedere sono proprio i driver del Recovery Plan nel progetto di Mario Draghi.