La chiusura del piano di copertura delle aree bianche, quelle a fallimento di mercato, slitta di un anno almeno (al terzo trimestre 2024). L’esecutivo Meloni ha deciso di rivedere il documento strategico che era stato licenziato nell’era Draghi anche per verificare la bassa percentuale di investimenti derivanti dal PNRR che ad oggi sono andati allo sviluppo della rete: siamo all’1,8% di numeri civici connessi a fronte dell’obiettivo del 15% per fine giugno. Rivolge attenzione al tema il quotidiano Il Sole 24 Ore con un articolo a firma di Carmine Fotina pubblicato lo scorso 24 giugno: Infratel, la società pubblica guidata da Marco Bellezza che da anni gestisce i piani per il cablaggio, ha appena realizzato una piattaforma di monitoraggio delle gare del Pnrr. I risultati più preoccupanti riguardano il progetto più ricco in assoluto, “Italia a 1 Giga”, poco meno di 3,5 miliardi ripartiti in 15 lotti tra Tim e Open Fiber. La gara, finalizzata a coprire con la fibra le aree del Paese dove c’è solo un operatore privato, prevede degli obiettivi semestrali (recuperabili nei due semestri successivi dopodiché scattano le penali) che non sono vincolanti con la Ue ma che il governo precedente aveva introdotto sperando in questo modo di evitare quel che invece puntualmente si sta verificando.
Come ricordato nell’articolo di Fotina, gli operatori del settore impegnati nello sviluppo della rete, a tutti i livelli, hanno più volte ribadito che ritardi sono la conseguenza di un intreccio di motivazioni che includono le semplificazioni varate dal governo ma ignorate a livello locale, la carenza di manodopera, i rincari delle materie prime. Spesso i progetti di installazione delle antenne si impantanano su regolamenti e ordinanze, vecchi anche di tre o quattro anni, che comuni di poche migliaia di abitanti utilizzano in nome delle più disparate teorie anti-5G, contestate dagli operatori con ricorsi al Tar praticamente sempre vincenti ma dai tempi incerti. Per quanto riguarda le “aree bianche” Open Fiber ha chiesto al ministero delle Imprese e del made in Italy di aprire un tavolo per rinegoziare la concessione alla luce di diversi variabili intervenute.