L’Unione europea ha di fatto sancito che il futuro della mobilità nel Continente sarà affidato prima di tutto all’auto elettrica. Entro il 2035 nessun mezzo dovrà essere più a motore a scoppio. Questa decisione strategica apre questioni fondamentali per ogni singola nazione UE anche dal punto di vista dello sviluppo delle reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli. Si occupa del tema Il Corriere della Sera con un articolo a firma Fabio Savelli pubblicato lo scorso 17 ottobre: Da noi ci sono alcuni nodi che potremmo definire di sistema. E occorrerebbe una volta per tutte superarli. Manca un piano nazionale che identifichi una percentuale minima di posti da elettrificare nelle grandi aree di parcheggio, nelle nuove aree di parcheggio e nelle aree di parcheggio pubblico. Servirebbe per le auto elettriche un approccio simile a quello seguito oggi per garantire una percentuale di posti auto alle persone con handicap. Una norma che definisca in modo chiaro le percentuali di posti che i parcheggi — quelli di nuova costruzione ma anche quelli già esistenti — devono dedicare alla ricarica delle vetture elettriche e le tempistiche entro cui completare la loro realizzazione.
Nell’articolo si puntualizza come in Italia serve soprattutto semplificare l’iter autorizzativo verso le autorità locali competenti in materia (tipicamente i comuni, i distributori di energia e il gestore della rete di distribuzione): Sarebbe utile approcciare questa tematica con uno sportello dedicato che faccia da unico punto di contatto per le autorizzazioni. Un procedimento veloce, digitale, automatizzato e con tempistiche certe permetterebbe di ottimizzare investimenti e le tempistiche di realizzazione. C’è un’incertezza nelle tempistiche di attivazione di un nuovo contatore sia in bassa sia in media tensione. Sono relative all’autorizzazione per l’installazione di una nuova cabina di media tensione (attività che coinvolge sia il distributore sia il comune perché serve un permesso a costruire).
L’articolo de Il Sole 24 Ore invita inoltre a non dimenticare lo scenario competitivo, in particolare sulle reti autostradali: in questa fase di crescita sarebbe logico ed utilissimo declinare il PNRR, a concreto supporto di tante realtà autoctone ed innovative. Andrebbe assicurata imparzialità e fairness verso tutti gli operatori, soprattutto da parte dei soggetti pubblici o dei concessionari anche proattivamente escludendo certi attori in certe occasioni.