Le cifre sono state ufficializzate alla fine del 2022: con 46 gare lanciate da Rfi per un importo di 8,17 miliardi e 25 bandi pubblicati da Anas per 1,7 miliardi, il Polo infrastrutture delle Fs ha messo sul tavolo oltre 10 miliardi di nuove procedure di appalto. In tutto l’anno, Rfi ha aggiudicato contratti per 10,5 miliardi e ne ha lanciati 283 per un valore di 21 miliardi, mentre Anas ne ha aggiudicati per 4,6 miliardi e lanciati 25 per un importo complessivo di 4,6 miliardi. I rallentamenti della parte centrale del primo semestre dovuti agli extracosti da rincari di materie prime ed energia – che hanno costretto le stazioni appaltanti ad adeguare i costi delle opere e a fermare o ripetere molte gare – sembrano lontani, i rallentamenti assorbiti, anche sul fronte del Pnrr. Dedica attenzione al tema il quotidiano economico Il Sole 24 Ore con un articolo a firma di Giorgio Santilli, pubblicato lo scorso 4 gennaio: Questo grande sforzo delle Fs guidate da Luigi Ferraris si può sintetizzare con una cifra che costituisce un record assoluto: nel 2023 il Polo infrastrutture del gruppo Fs aprirà cantieri per quasi 30 miliardi. E tutto fa pensare che gli ostacoli dei mesi scorsi siano stati superati o in via di superamento. Anche grazie alla riconferma in legge di bilancio dei meccanismi di compensazione degli extracosti l’orizzonte sembra meno scuro. C’è ancora molto lavoro da fare per trasformare i progetti di fattibilità in progetti esecutivi prima e in cantieri poi, ma sui due principali fattori critici del sistema italiano – lentezza delle autorizzazioni ai grandi progetti e trasformazione dei contratti aggiudicati in attività di progettazione e di cantiere – i segnali di miglioramento sono forti, soprattutto grazie alle corsie speciali definite per il Pnrr (che andrebbero recuperate nel nuovo codice appalti).
Come ricorda l’articolo pubblicato da Il Sole 24 ore, sul fronte delle autorizzazioni il comitato speciale del Consiglio superiore dei lavori pubblici sta facendo un gran lavoro, con la riduzione drastica di tempi voluta per il PNRR. Inoltre per il passaggio dal contratto al cantiere, la norma dei decreti semplificazioni del 2020 e 2021 che impone di avviare i lavori entro sei mesi sta accelerando tutto. Così nell’articolo: Qui la locomotiva è Rete ferroviaria italiana, la società guidata da Vera Fiorani (responsabile anche del Polo infrastrutture Fs), che ha già speso 4,6 miliardi dei 24,82 che gli assegna il Recovery Plan italiano. Siamo al 18% ed è una performance che, come è noto, pochi investimenti del Pnrr possono vantare: 3,5 miliardi sono andati alle linee Alta velocità (Terzo valico, Brescia-Verona-Padova, Napoli-Bari e Palermo-Catania-Messina) e 1,1 miliardi sugli interventi diffusi (sistemi elettronici Ertms, upgrade rete e stazioni al Sud). Ma quello che più importava ai fini del Pnrr era capire se il passaggio difficile di fine 2022 sarebbe stato superato, per partire veloci nel 2023, oppure ci si sarebbe impantanati a fine anno. I numeri sembrano scongiurare rallentamenti o blocchi: sono state aggiudicate gare per oltre 5 miliardi e 10,8 miliardi di opere sono state messe in gara. Se si aggiungono i 4,6 miliardi già spesi sui vecchi cantieri e quelli da spendere sulle stesse opere quest’anno, siamo già – per il solo Pnrr – oltre i 20 miliardi che nel 2023 devono marciare a pieno regime.