Agcom sulle tariffe delle reti in rame

Le tariffe wholesale per l’accesso alla rete in rame saliranno nel 2023, mentre resteranno invariate quelle ancora riferite all'anno 2022. Gli aumenti saranno però più contenuti del previsto.

Agcom ha proceduto con la notifica alla Commissione Ue a indicare il suo parere sulle nuove tariffe wholesale per l’accesso alla rete in rame. La previsione è di un aumento nel 2023. Secondo quanto risulta da indiscrezioni riprese da diversi organi di stampa, i prezzi aumenteranno per quest’anno ma non quanto si poteva ipotizzare. Inoltre per il 2022 non è stata indicata alcuna variazione. La parola finale spetta ora a Bruxelles. Dedica attenzione al tema Cor.Com – Il Corriere delle Telecomunicazioni con un articolo del suo Direttore Mila Fiordalisi, pubblicato lo scorso 17 marzo: Secondo quanto risulta a CorCom l’aumento delle tariffe è stato ridotto al 60% rispetto alla proposta in consultazione ma i prezzi aumenteranno nel 2023 nonostante le proteste degli operatori alternativi all’incumbent. Riguardo al 2022 saliranno solo le tariffe di accesso al Vulah con un impatto marginale considerata la quantità di linee attive sul totale. A pesare l’inflazione e il parametro che incide di più è il Wacc (costo medio ponderato del capitale). E la proposta avallata degli uffici dal Consiglio dell’Authority procede sull’onda delle misure attuate in Spagna e Germania. L’aumento delle tariffe per l’accesso in rame fa il paio con l’abbattimento di quelle per la fibra: l’obiettivo è favorire la realizzazione e la migrazione alle infrastrutture di nuova generazione e accelerare sulla dismissione del rame. Non concordano però sulla linea gli operatori alternativi a Tim secondo i quali l’aumento delle tariffe del rame genererebbe cassa per Tim con esborsi a carico degli Olo senza favorire la migrazione: sul 60% del territorio nazionale non esiste la doppia infrastruttura rame-fibra.

Ricordiamo che i servizi della rete in rame collegano ancora circa il sessanta per cento del territorio nazionale, e solo attraverso la rete Tim. La misura può sortire quindi un effetto “migrazione” solo nelle porzioni di territorio in cui la rete in rame è affiancata da quella in fibra: in quel caso la migrazione verso la fibra da parte dei competitor di Tim sarebbe immediata, e la rete Tim accelererebbe lo switch off della rete in rame, evoluzione da tempo dibattuta. Secondo alcuni osservatori di mercato, la valorizzazione del rame potrebbe essere anche causa di un rallentamento degli investimenti sulle reti in fibra ottica. L’effetto dei rialzi dei prezzi, come scrive Mila Fiordalisi, potrebbe avere un impatto significativo anche nella partita della rete nazionale, con benefici sugli azionisti TIM. In particolare Vivendi potrebbe rincarare la dose delle proprie richieste per la cessione dell’asset: se i prezzi del rame aumentano vuol dire che la rete ha un elevato valore – questo potrebbe essere il ragionamento dei francesi per alzare la posta – dunque va adeguatamente monetizzata da parte degli offerenti, nel caso specifico Kkr da una parte e Cdp- Macquarie dall’altra. L’offerta di Kkr vale circa 20 miliardi, quella appena presentata da Cdp Macquarie circa 18 miliardi ma si consideri che Vivendi aveva a suo tempo indicato in 30 miliardi il valore dell’operazione.

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