Un nuovo stop alle aziende cinesi nelle telecomunicazioni italiane. Il primo esercitato del governo di Mario Draghi. La presidenza del Consiglio ha infatti esercitato il Golden Power su un contratto di fornitura di tecnologia 5G a Fastweb da parte dell’azienda cinese Zte e dell’azienda taiwanese Askey. Il fatto ha suscitato naturalmente notevole scalpore anche sugli organi di stampa e ben oltre gli addetti ai lavori. Lo dimostra un articolo come quello pubblicato lo scorso 27 marzo su La Repubblica a firma di Giuliano Foschini.
Il governo ha ritenuto infatti necessario intervenire nel contratto di fornitura che Fastweb aveva sottoscritto con le due compagnie extraeuropee. La questione è la solita: essere certi che i dati raccolti sul nostro territorio non finiscano altrove. (…) Tra le misure strategiche – scrive Draghi nel provvedimento dell’11 marzo scorso – previste dal Cyber Security of 5G networks Eu toolbox of risk mitigating measures vi è anche l’effettuazione del profilo di rischio del fornitore comprese le necessarie esclusioni, a protezione delle parti della rete ritenute più sensibili. In relazione all’esigenza di verificare la vulnerabilità dei programmi e degli apparati utilizzati – si legge ancora – è necessario prevedere la possibilità per il Comitato di monitoraggio di accedere al contenuto del codice sorgente» (…) È evidente, però, che l’intervento del governo Draghi è stato, per prima cosa, politico. Ha voluto seguire la strada già tracciata dall’ esecutivo Conte – che nei mesi scorsi aveva compiuto due interventi simili, in contratti di fornitura sempre tra Fastweb, Zte ma anche Huawei, in un caso ordinando anche lo stop – e seguire le indicazioni del Copasir, che, in tutte le sue componenti, aveva lanciato da tempo l’allarme sul 5G.
Nel caso specifico, le prescrizioni del governo riguardano l’acquisto di CPE 5G (Customer Premise Equipment), ovvero di dispositivi che convertono il segnale 5G in segnali Wi-Fi e possono essere applicati all’accesso alla rete wireless delle case o di picc applicati all’accesso alla rete wireless delle case o di piccole e medie imprese. In attesa che il perimetro nazionale di sicurezza cibernetica si completi, risulta evidente che il governo Draghi continua a monitorare da vicino la sicurezza della rete 5G. Ricordiamo che nel 2020, come ha indicato l’annuale relazione sulla sicurezza dell’intelligence italiana, vi è stata una accelerazione degli interventi di Palazzo Chigi con il Golden Power su contratti nel mondo delle telecomunicazioni: ben 22 su 39 totali, il 56%.